Cosa faresti se scoprissi che l'azienda per la quale lavori sta organizzando la fine del mondo?
Cosa faresti se ti accorgessi che i tuoi colleghi sono implicati in un diabolico piano catastrofico?
Cosa faresti se ti offrissero una vita di lusso e ricchezza per entrare in un progetto di cui non sai nulla?
Probabilmente faresti come me. E faresti male.
C.A.  
La trama Le recensioni Capitoli I, II, III, IV Compra su Boopen.it Il blog di C.A.

16.11.07

[Due punto zero ] Capitolo 4

Un’ uscita inutile. Tutti soldi buttati o magari investiti in qualcosa che Carmine ignora. Non riesce a pensare a nes­sun motivo logico per il quale si rende necessaria la sua presenza a queste riunioni in cui fa solo da uditore. E non è l’unico a fare questa vita. Almeno una volta al mese tutti i colleghi, per un motivo o per un altro, fanno la loro bella presenza alla sede centrale. Forse si tratta di un modo per tenere gli impiegati legati all’azienda, per sti­molare lo spirito di gruppo e cazzate del genere. L’effetto reale, però, è che ogni volta che va a Bologna Carmine si rende conto di come il tenore di vita dei colleghi del nord Italia sia migliore. Ora poi, vedendo Di Biase, comincia a fantasticare che questi non sia mai andato via dalla K&S ma che si sia soltanto trasferito a Bologna con un note­vole aumento di stipendio, senza dire niente ai colleghi per evitare polemiche e problemi sindacali.
Ipotizzando losche trame su Di Biase arriva all’aeroporto. Il ritorno se lo fa in aereo per non arrivare tardissimo a casa. Business class, ovviamente.
In fila per il check-in business, Carmine vede Grenet al banco accettazione Air France. Fosse stato qualche anno fa, Carmine avrebbe trovato una scusa per scambiarci due parole, così giusto per entrare in confidenza con il capo dei capi, ma oggi questo non rientra più nei suoi target. Con il passare del tempo, nella trasformazione da mac­china ad uomo, Carmine ha pensato bene di sostituire gli obiettivi con i desideri.
Fatto il check-in e compiaciutosi di aver avuto assegnato un bel posto 2F, Carmine si avvia al bar dell’aeroporto per bere un caffé. Anche al bar c’è Grenet. Il destino glielo ha messo davanti per la seconda volta in meno di mezz’ora. Il dirigente francese se ne sta fissando una vetrina di scemenze d’aeroporto parlando a voce contenuta al cellulare. Per quanto parli a voce bassa e rigorosamente in francese, Carmine riesce ad afferrare qualche “j’arrive”, “ce soir” e “a bientot” pronunciate quasi con voce tremante. A telefonata ultimata Grenet si volta e guarda dritto verso Carmine. Ciononostante non sembra accorgersi della sua esistenza e si avvia all’imbarco quasi passandogli attraverso come un ectoplasma. Ha un andamento molto nervoso e preoccu­pato. Non ci sono voli per Parigi imminenti, per cui Carmine si chiede quale sarà la sua destinazione, esclu­dendo Roma, ovviamente, dal momento che mancano 40 minuti all’imbarco.
Non ha mai visto prima Grenet preoccupato. Nessuno dei dirigenti della K&S da' mai l’impressione di essere preoccupato, stressato o teso. Caratteristiche comuni a tutti sono proprio i capelli bianchi e il sorriso sereno stampato in volto. Prima di vederlo di persona la prima volta a Roma, Carmine conosceva Grenet dalle foto sui giornali e sulle brochure K&S, e lo aveva divertito che fosse sempre in posa tipo sagoma di cartone, con sorriso smagliante, fin troppo smagliante. Quando poi lo ha conosciuto di persona in una normale riunione di avanzamento, lo stesso sorriso stampato gli aveva fatto quasi impressione. Come se si fosse trovato davanti una mummia. Aveva cominciato a pensare che Grenet por­tasse una maschera come quella di Joker o di V (for Ven­detta).
Arrivato all’imbarco dopo una lunga fila, Carmine si svuota le tasche per il controllo al metal detector. Tira fuori il cellulare, il portafogli, si sfila l’orologio e cerca le chiavi di casa. Guarda un po’ dappertutto con crescente ansia. La gente comincia a mugugnare e i poliziotti gli chiedono cosa c’è che non va.
- Non trovo le chiavi di casa mia –
L’agente non sembra interessato alla questione, ma la risposta lo soddisfa e lo lascia continuare. La gente in­tanto comincia a tirare fuori il solito copione fatto di “Ma non aspettate l’ultimo momento”, “si faccia da parte”, “il mio aereo parte tra dieci minuti” e ”ti ospito io stanotte”.
Quest’ultima è una voce conosciuta.
- Eh? Marianna, ciao.
- Ma che combini?
- Non trovo le chiavi di casa, mi sa che le ho lasciate in ufficio
Deciso ad arrendersi, passa attraverso la celletta cer­cando di ricordare il momento in cui ha appoggiato le chiavi sulla scrivania la mattina precedente prima di par­tire per la stazione.

In aereo Marianna riesce a convincere il passeggero af­fianco a Carmine a scambiare i posti. Un 2C con un 21 C, favorevole come cambio, ma del resto è molto difficile ri­fiutare qualcosa a Marianna, non tanto per la sua bellezza, ma per la caparbietà con la quale tratta qualsiasi faccenda. Dal tono con il quale ti chiede una cosa, seppure gentile, si capisce che non ha nessuna intenzione di accettare un rifiuto.
Marianna lavora in K&S da un anno, molto a contatto con Carmine, ed in poco tempo è riuscita a trovarsi molto a proprio agio e ad entrare in buoni rapporti con tutti quelli che contano. Se Carmine non la conoscesse di persona penserebbe che il motivo del successo sul lavoro di Marianna sia dovuto a qualità e impegno non pretta­mente professionale, come si è soliti pensare quando alla K&S una donna fa più strada di un uomo. Nel caso di Marianna, però, è fin troppo chiaro che caparbietà e grinta sono le armi principali.
Il fatto che sia anche bellissima, secondo Carmine, è anche quello frutto del suo carattere. Non è facile gestire la bellezza; occorrono impegno, volontà, spirito di sacri­ficio e passione. Tutte doti che Marianna ha e utilizza al meglio. Con i suoi trentasei anni, se soltanto per un po’ smettesse di credere in se stessa diventerebbe bruttissima.
- Comparsata a Bologna? – chiede lei
- Si. La solita mensile
- Qualche novità?
- Macchè. Ah una si. Te lo ricordi Di Biase? Ma no, tu non puoi ricordarlo…
- Quello che lavorava a Roma e sparì all’improvviso?
- Si, lui. Ma come lo sai che tu non c’eri ancora?
- Me l’hai raccontato tu, rimba.
- Ah si?
- Si. Quando uscimmo insieme una settimana dopo che ero arrivata, ricordi?
- Eh, ricordo che uscimmo insieme, ma non che ti par­lai di Di Biase.
- E scommetto che non ricordi nemmeno altre cose di quella sera.
Un imbarazzo da ghiacciare le ali dell’MD80 investe il tenero Carmine. In effetti con Marianna c’è stata una pic­cola storia fatta di uscite serali, piccoli pomici mattutini in macchina prima di andare in ufficio e qualche rendez-vous alberghiero approfittando delle trasferte, ma si è trattata di una cosa senza passione durata poco più di un mese e poi finita naturalmente e senza traumi, anche se la sensazione di Carmine è che un po’ a Marianna sarebbe piaciuto che la storia continuasse.
- Beh, comunque l’ho incontrato. – riprende lui per cam­biare discorso
- Chi? – risponde Marianna sbuffando un po’ delusa dal rifiuto di un ricordo.
- Di Biase.
- Ah, e dove?
- In sede. Era in una sala riunioni tutto solo e trafelato a parlare in videoconferenza con qualcuno. Quando mi ha visto non mi ha riconosciuto e poi quasi mi cacciava fuori.
- Ma non eravate amici?
- Beh, amici…Eravamo colleghi. Sai che tipo di amici­zia può nascere in ufficio, no? Rapporti di lavoro e niente di più.
- Eh, già. Ne so qualcosa.
Seconda glaciazione. Per tutto il viaggio i due non si rivolgono più la parola.

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