Cosa faresti se scoprissi che l'azienda per la quale lavori sta organizzando la fine del mondo?
Cosa faresti se ti accorgessi che i tuoi colleghi sono implicati in un diabolico piano catastrofico?
Cosa faresti se ti offrissero una vita di lusso e ricchezza per entrare in un progetto di cui non sai nulla?
Probabilmente faresti come me. E faresti male.
C.A.  
La trama Le recensioni Capitoli I, II, III, IV Compra su Boopen.it Il blog di C.A.

2.5.07

[Due punto zero] Capitolo 2

Duro anche a morire. Come tutte le giornate che precedono una trasferta, questo lunedì è più lungo degli altri giorni. Alle diciannove si è ricreata la situazione di partenza del mattino: Carmine e Adriano gli unici esseri animati in ufficio, e poi solo macchine e mobilio. Carmine da sempre sostiene che la carriera alla K&S è un’involuzione da macchina a oggetto di mobilio. Appena assunto il dipendente ha tanto di quell’entusiasmo che lavora sodo e in maniera instancabile. Come una macchina non conosce fame, stanchezza, sonno e vita privata, ma solo l’entusiasmante e appassionante lavoro. Alla fine della carriera, o soltanto passati una decina d’anni, ogni entusiasmo si spegne e si convince che tutto quello che fa è inutile e che l’azienda può fare benissimo a meno di lui. Come un oggetto di mobilio, il dipendente anziano è lì ogni giorno ad assolvere il suo compito ma in maniera sempre più impersonale. Come una sedia o un armadio.
Carmine crede di essere ancora un essere animato, non più macchina ma non ancora oggetto.
Prese tutte le carte che gli serviranno a Bologna, si avvia all’uscita non senza andare a dire qualcosa ad Adriano.
- Ma te ne vuoi andare, o no? Che vuoi fare? Dormire qui?
- Oh, Carmine mi hai spaventato…
- Allora già dormivi?
- No. E che devo assolutamente finire una cosa per domani e non voglio che si ripeta la scena di stamattina con Perna.
- Non preoccuparti di Filippo. Non morde. Non che non sia rabbioso, ma non ha i denti.
- Eh, già - sorride amaramente Adriano - se li sarà rotti mordendo della carne troppo dura…
Per la prima volta Carmine sente Adriano rispondere prontamente ad una sua battuta. Anche se non ne capisce il senso, la risposta del ragazzo lo colpisce al punto di lasciarlo senza parole.
- Vabbè - riprende - Io vado, Adriano. Ricordati di chiudere che sei l’ultimo.
- Ok, ciao Carmine…e grazie per stamattina.
- E di che?
- No, davvero, Carmine. Sei un amico.
Carmine da’ un colpetto dietro la nuca di Adriano e se ne va velocemente, prima di irrompere in una lacrimosa commozione.
Quando è ancora nel corridoio si chiede se una di queste sere non sia il caso di invitare a cena a casa Adriano e Rosa. Sarebbe la prima volta che Nadia conosce un suo collega. Finora non è mai successo, anche perché non è nemmeno un anno che stanno insieme e le loro relazioni sociali riguardano per lo più l’ambiente di Nadia, ossia attori, registi, scrittori e gente del genere. Tutte persone interessantissime e sofisticate che non potrebbero mai reggere il confronto con i colleghi di Carmine. In compenso, però, è riuscito a far accettare a Nadia i pochi suoi vecchi amici, ma si tratta di una concessione che lei fa per amore, ma si vede benissimo che li trova troppo ordinari. E se ne devono essere accorti anche i suoi vecchi amici, visto che ogni volta che Nadia De Luca recita in città trovano una scusa per defezionare. Del resto chi può dar loro torto. Nadia è una ragazza dolcissima, bella, intelligente, ma a recitare…mamma mia. Dire “recita come un cane” sarebbe già concederle qualcosa. In effetti Nadia non recita. Impara a memoria delle frasi e le ripete. Un pesce lesso. Per non parlare poi di quello che recita. Mai vista alle prese con una commedia o un qualcosa con un filo conduttore. Macchè. Nadia e la sua compagnia recitano esclusivamente piece di gente sfigata e noiosa. E il bello è che i famigerati autori di questi attentati all’umore sono tutti nella cerchia di amici di Nadia e quando si ritrovano in queste serate artistiche danno il meglio di se. Da un po’ di tempo, infatti, Carmine si è fatto coinvolgere a partecipare a queste seratine in cui ogni componente dell’accademia dell’abbiocco da’ un saggio della propria arte e poi discutono. E vai con poesie tristissime, canzoni di una banalità sconcertante, monologhi monotoni, disegni incomprensibili e foto disgustose. Ma la cosa più bella in assoluto e che è stato anche motivo di un litigio con Nadia è stato l’ “Amante supino”.
In una di queste serate un certo Simone, presentato come un ispiratissimo pittore, ha introdotto con un discorso di ben venti minuti la sua ultima opera che grazie ad un attacco di generosità aveva deciso di presentare in anteprima agli amici.
E così, quando tutti ormai erano ubriachi delle sue iperboli sull’arte figurativa, la filosofia, il sesso, la letteratura underground, la musica dodecafonica, le regole di Shroemberg e il rapido Milano-Salerno delle 15.30, ecco arrivare il capolavoro di Simone dal titolo evocativo di “Amante Supino”.
Un’enorme telo bianco rettangolare ricoperto da macchie rosse di diversa intensità, come delle piccole pennellate ed al centro uno sputo, o almeno quello che nella migliore delle ipotesi poteva sembrare uno sputo, ma che l’artista sosteneva essere l’”essenza dell’amore” dell’uomo per se stesso.
Un minuto di silenzio e Nadia – proprio lei – prese la parola dicendo che l’emozione arrivava monca di qualcosa, come se lasciasse ancora degli interrogativi. E fu allora che Carmine disse: “Infatti. Per esempio io chiedo ma adesso Pino come sta?”.
Questa battuta stupida è bastata a immergere Nadia in un mutismo che dura da una settimana.

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